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Perché paghiamo premi di cassa malati sempre più alti?

Non si trova una soluzione perché nessuno vuole trovarla.

Ogni anno nel mese di ottobre si presenta lo stesso rituale: si annunciano aumenti dei premi di cassa malati nel nuovo anno del tre, quattro, cinque, sei per cento o anche più. Ovviamente, come indicano le piattaforme di confronto, è possibile cambiare cassa e trovarne una che costi meno. Ma dopo uno o due anni, anche la nuova assicurazione «sarà costretta ad adeguare» i premi. Altrimenti rischierà il fallimento. Un gioco a somma zero che ogni anno si traduce in milioni di costi amministrativi aggiuntivi. Che cosa compriamo con i premi in perenne cre scita? Più qualità di vita? Il trenta per cento degli over 65 non è soddisfatto della propria qualità di vita, mentre circa il dieci per cento ha problemi di salute. Viviamo più a lungo grazie a «migliori cure medi che»? I trascurabili progressi compiuti negli ultimi anni sono stati annullati dalla disastrosa politica messa in atto durante la pandemia di COVID-19. E dalla conseguente sovramortalità che, fino a prova contraria, è il risultato di una vaccinazione che non è una vaccinazione, bensì un’iniezione di materiale genetico. Sta venendo lentamente alla luce quanto si aggiunge a queste iniezioni. Non sono quindi i progressi della medicina ad averci allungato la vita, come continuano a ripetere i sommi sacerdoti della corporazione. È stata essenzialmente l’arte ingeg neristica a permettere il grande balzo in avanti: gestione delle acque reflue, smaltimento dei rifi uti, migliore igiene, acqua potabile pulita, migliore alimentazione, cottura su fornelli elettrici o a gas invece che su fuoco aperto. Allora, qual è il problema del continuo aumento dei costi senza un ritorno sugli investimenti? In realtà, è ormai risaputo: troppi medici specializ zati, troppi ospedali, troppe operazioni, troppi far maci che raramente valgono il loro prezzo. Nella medicina oncologica, intanto, i costi dei trattamenti stanno salendo a livelli astronomici. Con un miglio ramento della qualità della vita minimo o nullo. Il problema è ben noto. Perché non c’è soluzione? Da quando ho memoria, le riforme si sono sus seguite: nuova LAMal (legge sull’assicurazione malattia), nuovo catalogo di prestazioni dei medici, poi la riformina Berset, che ha inferto un altro colpo, dopo aver scialacquato miliardi durante il disastro della recente pandemia: tagliare le tariffe dei medici per i servizi di laboratorio. Nessuna di queste misure ha avuto il benché minimo impatto sull’aumento dei costi sanitari.

Bè, non è del tutto vero: noi che paghiamo i premi vogliamo una soluzione. Ma non abbiamo una lobby. Tutti gli altri attori sì. Questo è il problema. I medici hanno una lobby. Non particolarmente potente, ma comunque presente. E non del tutto inascoltata. Si battono soprattutto per mantenere i diritti acquisiti. Da questa prospettiva non ci si pos sono aspettare visioni di politica sanitaria. Le casse malati hanno una lobby. Più che presente. I politici al soldo delle casse malati si trovano a bizzeffe nel Legislativo. I rappresentanti delle casse malati sono onnipresenti nei corridoi di Palazzo federale. Dopo tutto, sono specialisti nel settore delle assicurazioni sanitarie. La loro opinione è molto richiesta. Studiano in continuazione nuovi modelli assicurativi sempre più incomprensibili, che quasi nessuno riesce a interpretare. Ciò che giustifica le campagne pubblicitarie multimilionarie delle singole casse malati, volte esclusivamente ad attirare pazienti da una cassa all’altra. Un gioco a somma zero che divora milioni. Quando ero gio vane, c’erano circa 800 casse malati; oggi se ne contano solo una sessantina, il che significa che 60 dirigenti (scusate, amministratori delegati) stanno lottando per la loro stessa esistenza, inventando «modelli assicurativi» sempre più complicati. Che, in realtà, sono superflui. Quindi, non rinunceranno volontariamente a questi lucrosi incarichi. Infine, l’industria farmaceutica. La lobby più potente in assoluto. Peter Gotzsche parla di criminalità orga nizzata ( Medicine letali e crimine organizzato. Come le grandi aziende farmaceutiche hanno corrotto il sistema sanitario , Giovanni Fioriti Editore - vedi riquadro a destra). Il libro è stato tradotto in diverse lingue e ha raggiunto alte tirature. Ci si aspetterebbe che la rispettabilissima industria insorga quando viene definita « mafia ». Invece ha preferito rimanere in silenzio. Il danno di reputazione sarebbe mag giore, se tutte le pratiche criminali venissero alla luce. L’industria farmaceutica si infiltra nell’intero sistema sanitario, nelle università, nella formazione, nella letteratura e nella ricerca medica, si infiltra nelle organizzazioni dei pazienti, nelle autorità di regolamentazione. Per esempio: il 45 per cento del budget della FDA (Food and Drug Administration, la Swissmedic americana) proviene dall’industria farmaceutica. I dirigenti della farmaceutica passano alla FDA e i burocrati della FDA diventano manager della farmaceutica. L’ingranaggio è ben lubrificato. Quando l’OMS era ancora un’organizzazione sani taria mondiale, compilava «La lista dei farmaci essenziali». Oggi l’OMS si è ridotta grosso modo a un braccio di marketing dell’industria farmaceutica, motivo per cui la lista dei farmaci essenziali com prende oggi 460 prodotti, tra cui sostanze davvero indispensabili come le pastiglie per smettere di fumare.

Jürg Kuoni Dr. med. Classe 1945

CV e contatto: vedi www.starkvital.ch

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STARKVITAL 60+ Nr. 34

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